In terra sarda
06.10.2018
A volte immagino quante cose sarei potuta diventare se solo da piccola
non fossi stata così timida e ligia, se avessi imparato presto a sognare
e disobbedire. Certo senza tutti quegli anni passati ad ascoltare e
interrogarmi su qualsiasi cosa, passati a studiare ed appassionarmi, non
sarei nemmeno così riflessiva.
Leggo: "io cammino da sola" di Alessandra Beltrame, leggo o aspetto che lui torni dal suo giro di snorkeling?
Non
sono una tipa da spiaggia, ho deciso di venire in Sardegna perché
volevo vederlo felice prevedendo per me un contentino culinario: pesce,
pesce, zuppe e fregola. E poi ci sono sempre i libri.
Mi accorgo
molto presto che il sacrificio è quasi oltre la mia sopportazione, per
vedere contenta una persona importante sto stressando me stessa. E poi
vuoi che non mi venga la gastroenterite? Devo smetterla di fondare
l'intento dei miei viaggi sul cibo. In Portogallo non ho toccato pesce a
causa di un brutto sfogo allergico, avevo nel cuore piatti e posti dove
siamo tornati senza che potessi afferrarli. Forse i ricordi devono
rimanere tali, non possono essere scalfiti da nuove esperienze. Qui in
Sardegna una forma virale mi accompagna per i primi giorni di vacanza.
Rifletto su quello che per me può essere considerato vacanza e non un
viaggio. Vacanza per me è vivere più o meno la mia stessa vita (con
molto più tempo libero) in un posto diverso da dove la vivo di solito.
Significa rispettare le abitudini, avere un alloggio da curare, uscire a
comprare il giornale al mattino, fare la spesa, prendere un caffè al
bar. E poi leggere all'aria aperta, andare a correre sulla spiaggia
quando viene sera. Significa cercare in ogni luogo qualcosa di
familiare, cercare di adattare me e le situazioni al luogo e il luogo a
me, per sentirmi a casa. Significa dare aria ai pensieri. Detto questo, è
veramente molto che non vado in vacanza.
In questa avventura abbiamo visitato luoghi sconosciuti e rivisto spiagge amiche, entrambi eravamo già stati sull'isola.
Il
primo giorno siamo andati a Masua, spiaggia semi-deserta, giro in
gommone per vedere Porto Flavia, Pan di zucchero e qualche grotta. In
quella denominata della Sardegna (il suo profilo richiama il perimetro dell'isola), dopo averla attraversata, abbiamo
fatto un bel tuffo e nuotato in un posto incantevole, acqua cristallina e
roccia tutto intorno, sfuocata certo a causa della mia miopia ma è
stato emozionante.

Sul Pan di Zucchero ci sono una ferrata e alcune vie
d'arrampicata, mi sarebbe piaciuto aver con me il materiale. Nel
pomeriggio abbiamo raggiunto la vicina Cala Domestica da dove passa il
trekking denominato "la costa delle miniere".
Sulla via del ritorno
siamo andati a Nebida per una bella passeggiata al tramonto fermandoci
al "906 operaio", panorama fenomenale che porto nel cuore.

Il secondo dì la giornata parte grigia e plumbea, andiamo a visitare Nora con la sua area archeologica e nel pomeriggio ci dirigiamo verso la spiaggia di Tuerredda. Il parcheggio è ancora in piena tariffa estiva ma la spiaggia, quel giorno poco popolata e ventosa, si lascia godere in tutta la sua bellezza.
Il terzo giorno andiamo a S'archittu al mattino, con il grande arco dal quale ci si tuffa, ci spostiamo poi ad Is Arutas nel pomeriggio, spiaggia dai chicchi colorati, acque con stelle marine.
Quarto giorno alla spiaggia del Giunco a Villasimius dove l'acqua degrada dolcemente, non così speciale se non fosse per la salita alla torre spagnola di Porto Giunco che sovrasta il litorale e dalla quale si possono vedere o raggiungere altre calette. Sono circa 20 minuti di camminata tranquilla per (e)levarsi dal caos e ne vale assolutamente la pena. Verso le 15 toccata e fuga a Punta Molentis, arriviamo che sta per diluviare, paghiamo i nostri 10 euro immorali di parcheggio (tariffa giornaliera valida per tutte le spiagge di Villasimius dettata dalla volontà di ridurre l'afflusso di persone) e corriamo letteralmente a farci un tuffo. Devo dire che mi è piaciuta molto dal momento che la spiaggia era ormai deserta, tutti fuggivano dal grande nero in arrivo, l'acqua diventa presto alta e il panorama roccioso accompagna un bagno che in qualche modo mi lascia qualcosa.
Purtroppo nel giro di mezz'ora ha iniziato a diluviare, scappando alla macchina ci siamo infradiciati e tempo di cercare di ricomporci un pochino il parcheggio è diventato un fiume in piena: scappati appena in tempo. Dopo pochi km l'asfalto è asciutto, la situazione è surreale, è stato tutto così fulmineo che quasi non riusciamo a ricordare, ci chiediamo se abbiamo davvero vissuto tutto questo o siamo ancora in macchina nel tentativo di raggiungere un'altra spiaggia. Peccato però, ci diciamo, essere dovuti scappare così, strappati da un tempo che ci stava promettendo molto. Mi rimarrà nostalgia di quel posto, in quella circostanza che certo non si potrà riavere.
Il quinto e penultimo giorno siamo stati a Porto Pino, spiaggia particolare per lo più frequentata dai locals, a tratti piena di poseidonia, qui per la prima volta in 27 anni mi ha punto una vespa e tra il fastidio e la pioggia che ha iniziato a cadere ce ne siamo andati abbastanza di fretta, senza realizzare che sarebbe stato il nostro ultimo mare della vacanza. Prima di rincasare siamo andati a fare una passeggiata a Sant'Antioco per poi consegnarci a Cagliari per cenare in centro come tante altre sere.
Sesto giorno e primo giorno di sole... pulizie di casa :)))
A Brescia abbiamo un vasetto dove mettiamo i bigliettini con le cose che vogliamo prima o poi fare insieme, ce n'è uno che dice: SELVAGGIO BLU.
A presto dunque, Sardegna!
