Val di Fumo, un dipinto

01.09.2019

Quando ancora non frequentavo la montagna, ogni tanto, venivo qui con la mia famiglia.
Il posto che molti cercano esiste: zero fatica e massima resa dal punto di vista paesaggistico. Per questo motivo il percorso che parte dalla diga e arriva al rifugio è battuto da famiglie con bambini e diversamente giovani, gruppi di amici in modalità scampagnata e gente come me, in cerca di serenità.

Acqua che scorre, verde, montagne, distese di plaid imbanditi, boschi e praterie, animali in libertà, puledri spettinati dal vento.
Questa è la Val di Fumo, la valle del fiume Chiese.
 
Mi chiedo: il cerchio si chiude, sono tornata nei posti che frequentavo quando non ero una montagnina, significa che sono alla frutta?
Il mio brevissimo tempo di percorrenza mi consola un po' e lo stupore che mi pervade quando mi avvicino al ruscello mi ricorda di quanto tempo potrei passare ad osservare l'acqua limpida che scorre: insomma credo di meritarmi una tregua.

Una tregua da me stessa che da un anno a questa parte vivo frammentata tra i ricordi di quando ero ossessionata dalla montagna e una nuova vita che ha aperto le porte a molto altro, rubando l'esclusiva. 
Forse posti come questo possono riuscire a farmi capire che non importa il cosa, ma il come.
E' sul come che devo ancora lavorare.  
Sono sempre stata una sostenitrice del ritmo lento, anche sui percorsi lunghi. Si, voglio arrivare alla vetta, e chiaramente lo devo fare entro i tempi stabiliti per la sicurezza, ma con un piccolo margine per osservare, scrutare, immaginare, sognare e guardarmi dentro. Lasciare che i miei pensieri più profondi cantino insieme agli uccelli e danzino insieme alle foglie. Meglio se colorate, certo. 
Eppure, a prima impressione paradossalmente, in un posto come questo non riesco a farlo davvero.
E il motivo è semplice e duplice: danno temporali, corro come una pazza su un sentiero pieno di gente scartandola come se fossi su una moto da cross. La cosa mi diverte ma diventa al tempo stesso una fuga. 
Troppa gente, come posso sedermi sul primo masso baciato dal fiume e godermela se l'aria è piena di schiamazzi e la gente mi urta e mi ruba la scena per farsi fare una foto?
Se potete, non andate nel week end, ma ad ogni modo non spaventatevi, non tutti odiano la folla come me, a qualcuno di voi potrebbe anche risultare piacevole e non significa che siate sbagliati. 
Cercate solo di "mettere la spunta" a luoghi che vi lasceranno un ricordo, se il giorno dopo già avrete rimosso la gita e nemmeno un attimo sarà rimasto nella vostra mente allora avrete perso il vostro prezioso tempo. Perché su questo spero saremo tutti d'accordo: il tempo di ognuno è prezioso.

E ora veniamo al dunque, due informazioni, non vi servirà molto, al giorno d'oggi trovate tutto e anche troppo su google.  

Salendo da Daone si oltrepassa il lago di Malga Boazzo arrivando fino alla diga di Malga Bissina dove termina la strada. L'auto si lascia in un parcheggio a pagamento (5 euro la giornata) appena sopra al bar della diga. L'unico dislivello che incontrerete sarà proprio al ritorno per risalire al parcheggio. Esattamente, il percorso è totalmente pianeggiante, salvo gli ultimi metri per raggiungere l'ingresso del rifugio, trascurabili. Qui potrete gustare cervo, cinghiale, polenta, formaggi, funghi, pappardelle al salmì, sacher e molto altro. Vicino al rifugio sorge anche una malga che vende formaggi, tenete un po' di posto nello zaino. 

Il percorso è lungo circa 6,9 km (13.8 a/r) con un dislivello di 195 m, percorrenza media di 1.40 h solo andata. Mettete in conto due ore se siete dei passeggiatori e non disdegnate le soste in questi prati meravigliosi.

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